“Ma quanta post produzione c’è?”

Molte volte ho sentito e letto questa domanda riferita ad una fotografia. Si potrebbe discutere per ore, forse giorni, su questo argomento e su tutte le sfaccettature che ne conseguono.

Personalmente una risposta ce l’ho, frutto della mia personalissima esperienza. Ma ve la dirò alla fine 😉

Scrivo questo articolo non per voler arrivare ad un giudizio sull’utilizzo più o meno pesante della post produzione, ma solamente per cercare di capire perché lo sviluppo digitale, croce e delizia della fotografia, sia spesso al centro di discussioni e venga visto tanto con diffidenza, quanto con ammirazione.

La post produzione è da sempre un argomento controverso. Viene demonizzata da alcuni e amata alla follia da altri. Perché? Non ho la verità in tasca ma, come mi piace fare, cercherò di analizzare la situazione.

Iniziamo a capire cosa è la post produzione. Come dice il termine stesso, è quella fase che viene eseguita dopo lo scatto. Dopo, appunto, la produzione. Si tratta dello sviluppo del nostro file raw (dall’inglese “raw” = “crudo”, cioè i file “tal quali”). O della nostra pellicola. Si, avete letto bene. Anche nella fotografia analogica, a pellicola, veniva eseguita la post produzione. Si prendeva la pellicola e, in camera oscura, si sviluppavano i negativi. Con la fotografia digitale non abbiamo più una pellicola da sviluppare, bensì file da post produrre.

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Quindi sfatiamo il primo luogo comune che vuole la post produzione una peculiarità della fotografia digitale.
La post produzione digitale non è solamente utile, ma necessaria. Se non post producessimo i file raw sarebbe come non sviluppare i negativi e guardare una pellicola. Lo fareste mai?? No, non credo proprio.
E, già che ci siamo, sfatiamo anche un secondo luogo comune, ovvero quello di imputare alla post produzione il valore di una fotografia. Per ottenere un ottimo risultato dobbiamo partire con un file di qualità. Se, per esempio, la fotografia scattata è mossa oppure troppo sovraesposta, abbiamo solamente un’opzione: il cestino. La post produzione non trasforma un file mediocre in una bella immagine, forse si riuscirà ad ottenere un piccolo miglioramento, ma nulla più. Quindi, è più importante lo scatto o la post produzione? Non c’è una risposta assoluta, ma quel che è certo è che se applichiamo una post produzione ottima ad un file scarso…non otterremo certo una fotografia di alto livello. Se, al contrario, sviluppiamo con superficialità un ottimo file, potremmo anche arrivare ad una fotografia buona, ma con del potenziale inespresso. Oppure, se la post viene fatta male, avremo “buttato via” un’ottima foto. Sono quindi importanti entrambi.

Serve abilità sia per scattare una fotografia sia per svilupparla

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E’ pur vero che i software di post produzione digitale permettono sviluppi ben più profondi e sostanziali di quelli operabili su un negativo.
E qui viene il bello.

Ecco ciò che penso: la post produzione è uno strumento. Né più, né meno. Come lo è la macchina fotografica. E, come ogni mezzo, viene usato in modo diverso a seconda della necessità o del gusto personale. Uno strumento, un mezzo, non è mai “buono” o “cattivo” di per se, dipende sempre dall’uso che se ne fa. Sta a ognuno di noi decidere quanto e come utilizzare uno strumento, post produzione compresa.

Quindi, fin dove è giusto spingersi? Qual è il limite? C’è chi sostiene che la post produzione digitale e Photoshop non dovrebbero nemmeno esistere, c’è chi invece, ne fa un largo e intenso utilizzo. Nessuno ha la verità in tasca, ma, come spesso accade, la risposta è DIPENDE. Innanzitutto dalla fotografia stessa. Penso a certe fotografie, scattate in determinate condizioni di luce, che hanno veramente bisogno solamente di una ritoccatina leggera a colori e contrasti. In certi altri casi, invece, è necessaria una post produzione più profonda. Per esempio per far risaltare un particolare o dare enfasi ad una determinata situazione di luce, magari chiudendo molto le ombre. In fin dei conti non credo ci sia un limite. Dipende anche dal gusto personale di chi sviluppa. Chi preferisce un tocco leggero e delicato e chi, invece, ama interventi più “aggressivi”. Sta poi a chi guarda decidere se il risultato è di suo gradimento o meno.

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“Eh, però certe fotografie vengono completamente snaturate, non sono più come sono state scattate, cambiano completamente”. Certamente con la PP digitale si riesce a “lavorare” molto un file, ma come detto sopra, la post produzione è un mezzo e, probabilmente, in quel momento è stato utilizzato per dare ancora maggior risalto o importanza al soggetto, alla luce, alla situazione o al messaggio che si vuol comunicare con quella fotografia.
La post produzione è un mezzo per migliorare quanto fatto con la macchina fotografica e, parlando di post produzione digitale, abbiamo un enorme vantaggio rispetto al passato: ogni fotografo può sviluppare da se ogni singolo scatto, dando a ciascuna immagine la propria interpretazione personale, non solo in fase di scatto, ma anche di sviluppo. Vi ricordate quando si portavano i rullini a far stampare e le fotografie che ci consegnavano avevano delle dominanti azzurre? O gialle? Ecco, questo perché qualcun altro sviluppava le fotografie che noi avevamo scattato.

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Ora facciamo un giochino: diamo per assunto di trovarci ad una mostra, davanti ad una fotografia veramente ben riuscita e che ci piace un sacco. Non possiamo sapere quanta post produzione ci sia, ma facciamoci tre domande: 
1 – È giusto “andarci pesante” con la post produzione?
2 – Se ci fosse una post produzione “decisa”, questa foto mi piacerebbe di meno?  
3 – Se ci fosse una post produzione “decisa”, questo diminuirebbe l’abilità o il valore del fotografo? 
Ecco, provate! E, se volete, fatemi sapere la vostra 🙂

Ps: le mie risposte sono:
1 – “Se serve, sì”
2 – “No, perché dovrebbe?”
3 – “No, anzi, credo che una post produzione profonda, a patto che sia ben fatta, esalti ancor più la capacità comunicativa di chi scatta”

Arriviamo alle conclusioni

Ritengo necessaria una post produzione ben fatta, ma non sono un fan sfegatato delle fotografie pesantemente post prodotte.
Per quanto mi riguarda la post produzione è parte essenziale di ogni singola fotografia, non un surplus (come detto sopra, guardare un file raw è come guardare un negativo). Il processo per arrivare ad una fotografia è da sempre lo stesso: SCATTO + SVILUPPO (camera oscura o Photoshop che sia) = FOTOGRAFIA.
E, infine, tornando alla domanda iniziale, quando mi vien chiesto “Quanta post produzione c’è?” personalmente rispondo “quella che serve” 😉

 

Federico Rongaroli

fotografo matrimonio Brescia – reportage di matrimonio non in posa

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